Si sta sentendo sempre più parlare di “Great Resignation”, fenomeno “Big Quit” e che rappresenta l’attuale tendenza di molti dipendenti di lasciare volontariamente il lavoro.
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I tassi di dimissioni sono più alti tra i dipendenti a metà carriera: i dipendenti tra i 30 e i 45 anni hanno registrato l’aumento maggiore dei tassi di dimissioni, con un aumento medio di oltre il 20% tra il 2020 e il 2021.
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Le dimissioni sono più alte nei settori tecnologico e sanitario: uno studio della Harvard Business Review ha identificato differenze drammatiche nei tassi di turnover tra aziende di diversi settori. Mentre le dimissioni in realtà sono leggermente diminuite in settori come la produzione e la finanza, il 3,6% in più di dipendenti dell’assistenza sanitaria ha lasciato il lavoro rispetto all’anno precedente e nel settore tecnologico le dimissioni sono aumentate del 4,5%. In generale, abbiamo la ricerca ha rilevato che i tassi di dimissioni erano più alti tra i dipendenti che lavoravano in settori che avevano registrato aumenti estremi della domanda a causa della pandemia, portando probabilmente a un aumento dei carichi di lavoro e al burnout.
Chiaramente, ora il tema per le aziende è quello di affrontare gli effetti a catena della pandemia e rivalutare come trattenere i talenti.
Mentre per un lavoratore che vuole crescere professionalmente, la “Great Resignation” può insegnare due cose:
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come posso sfruttare questo periodo di grandi opportunità
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come posso evitare di imboccare un lavoro che generi la stessa insoddisfazione che sta portando oggi altri lavoratori a lasciare la propria occupazione.