In un mondo dal lavoro precario, dalle relazioni precarie, dal concetto di sé precario (chi sono io oggi e dov’è ciò che ero ieri?), quanto valore diamo alla sicurezza?
La ricerchiamo, ci scandalizziamo quando vediamo troppi contratti a tempo determinato, ma tolleriamo canzoni sulla società liquida (cfr. Brunori Sas) che ci ricordano l’instabilità della vita, e vorremmo tanto tornare a quell’età dove il citofono suonava sempre alla stessa ora, con gli amici si andava sempre nello stesso campetto e, ahimè, il cuore batteva sempre per la stessa ragazza che, sapevamo, non ci avrebbe mai preso in considerazione. Ma il desiderio di amore, a quell’età, bastava a saziarci!
Ebbene, non me ne vogliate se oggi voglio celebrare le virtù dell’insicurezza.
Viva l’insicurezza!
Perché se nessuno si fosse mai perso, non si sarebbero scoperti continenti interi. Perché bisogna lasciarsi stupire dalla vita ogni tanto. Perché sono i viaggi senza meta quelli che possono riservarci le sorprese migliori.
A volte in situazioni di stallo, quando cerchi un cambiamento che non arriva, una possibilità è lanciarsi in situazioni nuove e in assenza di confort.
E per riservarci queste sorprese, dobbiamo anche lasciarci andare e abbandonare alcune delle nostre sicurezze, secondo una dinamica “in-out”. Distruggere per poi creare ex-novo. In altri termini, se vogliamo aprirci al nuovo, dobbiamo rinunciare a “pezzi” di noi che ormai consideriamo scontati.
Così come se vogliamo incontrare gente nuova dobbiamo saperci allontanare dalla solita cerchia che ci citofona fin dalla tenera età, lo stesso può valere ad esempio nei contesti lavorativi: se da tempo desideriamo con forza di cambiare lavoro ma l’offerta buona non arriva mai, forse dobbiamo essere disposti anche al gesto estremo di lasciare prima l’attuale lavoro per entrare in una fase di forte cambiamento che ci può dare la motivazione necessaria per trovarne un altro di lavoro.
La prima considerazione quindi è: “in-out”, se voglio aprirmi al nuovo devo saper rinunciare al vecchio.
Il prezzo che si paga è l’insicurezza, ma i cambiamenti più importanti passano da lì. I neonati partono “vuoti” e indifesi e apprendono anche grazie a questo “vuoto” e alla grande insicurezza che vivono: pensa a quando abbiamo mosso i primi passi lasciando le mani del padre e, in equilibrio precario, ci siamo lanciati verso le mani quelle della madre, quando potevamo cadere ad ogni passo! Nel mezzo non eravamo sicuri che saremmo arrivati in porto, ma quello sforzo è stato determinante per imparare, poi, a girare il mondo con i nostri piedi.
In-out significa allontanarsi dalla sicurezza, abbracciare crisi momentanee per uscirne più forti di prima.
È un concetto molto vicino a quello di “resilienza”, che indica la capacità di far fronte in maniera positiva alle difficoltà che ci capitano. Ma in questo caso, se comprendi il valore delle strategie che metti in atto in contesti instabili, sei tu stesso che cerchi l’insicurezza, non ti “capita” in modo passivo, ma la “fai capitare” per apprendere cose nuove e scoprire risorse che non pensavi di avere.
Se, usando una metafora, vuoi saltare dalla barca X alla barca Y e aspetti che siano vicine, forse non arriverai mai sulla barca Y. A meno che non ti tuffi. Certo, l’esito sarà insicuro, le correnti potrebbero portarti lontano, ma anche se non ti aggrapperai alla barca Y, avrai scoperto cose nuove di te e sul mare che ti circonda (sempre ammesso che tu sappia nuotare!). Non parlo di rischiare in modo irresponsabile, ma di imparare a crescere anche attraverso sfide dall’esito incerto. Pensa al tuo passato e chiediti quanto hai imparato grazie alle esperienze scontate e quanto da quelle più dure.
La seconda considerazione quindi è: l’insicurezza la puoi ricercare tu stesso per “scoprire” nuove possibilità nella tua vita.
Può essere rischioso, certo, ma può essere una via di crescita personale nel lungo periodo, dopo la “crisi” imminente che un cambiamento può portare all’inizio.
Ma ricorda, quando decidi di abbandonare una certezza per l’insicurezza, devi guardarti solo avanti. Devi in altre parole metterti nelle condizioni di non poter tornare indietro facilmente. Solo in questo caso sarà più probabile raggiungere la meta.
Restando sul tema marittimo, pensa ad Alessandro Magno, a quando prima di iniziare una battaglia importante, fece bruciare le navi che i suoi soldati avevano disposto alle loro spalle per usarle se le cose si fossero messe male. Alessandro diede loro una solo possibilità ovvero quella di vincere e tornare a casa con le navi del nemico.
Questo ci fa riflettere su una terza considerazione: quando hai deciso di percorrere un nuovo sentiero, nella tua testa ci deve essere sono quello.
Anche avere piani B può, dal punto di vista della motivazione, non aiutare a prenderti i rischi necessari per portare a compimento un cambiamento davvero importante per te.
E quindi? Se desideri qualcosa in modo ardente, ecco cosa devi tenere a mente:
- Ok, esiste in me un’attrazione alla sicurezza forte dovuta a quello che mi hanno trasferito i miei genitori, la scuola, la società, e sono consapevole di questa influenza.
- Ma se una cosa è importante, devo essere disposto a rischiare e rinunciare a parti di me, secondo una dinamica in-out.
- Posso quindi essere io stesso a ricercare l’insicurezza, mettermi in una situazione nuova e questo può aiutarmi a fare esperienze nuove e, perché no, realizzare il cambiamento che desidero.
- Una volta deciso, la mia attenzione deve essere focalizzata al raggiungimento del risultato che desidero ottenere, consapevole che non ne è scontato il raggiungimento, ma che farò del mio meglio e che è meglio essere figliol prodigo, perdersi e ritrovarsi, piuttosto che non provarci mai!