Ti può capitare a volte di interagire con una persona che si vuole solo sfogare. Magari è il tuo partner che torna a casa da lavoro e racconta le sue frustazioni. Oppure è un amico che ti confessa di essere indeciso rispetto ad una decisione da prendere. Altre volte può essere un figlio che prova rabbia, e questa emerge attraverso parole di sconforto.
Come rispondiamo a queste situazioni?
In questi casi può capitare spesso di sentire il bisogno di dare dei consigli, di dire come ci comporteremmo noi in quelle circostanze, mostrandoci sicuri delle soluzioni che abbiamo da offrire.
Talvolta, cerchiamo di interpretare a modo nostro le parole del nostro interlocutore, sappiamo di aver capito cosa vuole dirci e, anticipandolo, gli mostriamo di aver capito tutto, che non serve che continui a parlare.
Altre volte, lo interrompiamo iniziando a parlare di noi, perchè anche noi abbiamo vissuto quella esperienza e vogliamo prendere la parola e guadagnare il nostro spazio all’interno di quella conversazione.
Consigliare…interpretare…mettere noi stessi in vetrina…salvo poi accorgierci che il nostro partner, l’amico o il figlio si inizia a innervosire, a pentirsi di essersi aperto con noi, a cercare di cambiare argomento o di abbandonare quella conversazione.
E a noi non resta che chiederci cosa sia successo? Dopotutto eravamo lì al suo servizio!
Ma ne siamo davvero sicuri? Dargli dei consigli rispondeva ad un suo bisogno oppure al nostro bisogno di aiutare il prossimo? Interpretare quello che diceva era funzionale a quanto aveva bisogno lui oppure volevamo dimostrare a noi stessi quanto siamo perspicaci? Iniziare a parlare di noi serviva a dargli altri riferimenti o l’abbiamo fatto perchè volevamo richiamare un nostro ricordo?
E soprattutto, in quale altro modo più funzionale possiamo interagire con le persone a noi care quando mostrano in bisogno di essere ascoltate?
Come spesso capita, la soluzione è più semplice di quello che possa sembrare, ancnhe se non è sempre semplice attuarla, perche è difficile ascoltare l’altro mettendo per un momento da parte noi stessi e i nostri bisogni.
In questi casi, infatti, risulta molto più funzionale limitarsi ad ascoltare, annuire, lasciar parlare l’altro, fargli qualche domanda per mostrarci interessati, ripetere le sue parole in modo da consentirgli di andare più in profondita e trasmetterci tutto il messaggio che ci vuole consegnare.
Questo approccio, per quanto semplice, è molto più potente per aiutare l’altro a riflettere sul suo vissuto e per offrirgli quanto di più prezioso abbiamo: la nostra comprensione.
Quindi, in termini pratici, quando percepisci il bisogno di una persona a te cara di essere ascoltata, segui l’elenco che segue come verifica di star effettivamente agendo nel modo più funzionale alla sua riflessione:
- Sto lasciandolo parlare o lo sto interrompendo troppo spesso?
- Quale domanda potrei fargli non appena c’è spazio per intervenire?
- Sto ripetendo, ogni tanto, parte delle parole che mi sta dicendo per consentirgli di approfondire ancora di più la sua riflessione?
Ora che hai un quadro di riferimento su come comportarti in queste circostanze, non ti resta che provarlo alla prima occasione utile. E ricorda, il cambiamento individuale, anche laddove vuoi imparare a mostrare più ascolto, non si impara solo leggendo un articolo, ma soprattutto mettendo in pratica più e più volte nuovi modi di comportarsi.